Accuse pesantissime da parte di alcuni pentiti contro il parroco di Stefanaconi che è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Avrebbero passato informazioni ai clan.
Il sacerdote sarebbe stato anche a conoscenza della pianificazione di un agguato, poi fallito.
E la curia lo allontana «precauzionalmente» dalla parrocchia.
Un'auto dei carabinieri a Sant'Onofrio.
VIBO VALENTIA – Il parroco di Stefanaconi, don Salvatore Santaguida, e l’ex comandante della stazione dei carabinieri di Sant'Onofrio, maresciallo Sebastiano Cannizzaro, sono indagati nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro contro la cosca Patania.
I due sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso.
Stamani è stata eseguita una perquisizione nei confronti dei due indagati disposta dal procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, e dal sostituto procuratore Simona Rossi.
Per quanto riguarda il sacerdote, sempre secondo l’accusa, aveva la disponibilità di alcuni atti processuali riguardanti sempre la cosca Patania.
In alcune intercettazioni ambientali in carcere, detenuti affiliati alla cosca parlano di don Salvatore come del «prete che ci aiuta».
Don Salvatore, inoltre, sarebbe stato interessato sempre a detta del pentito, alla pianificazione di un agguato: la vittima era Francesco Calafati.
Lo stesso Bono avrebbe chiesto al prete di spostare una telecamera comunale per consentire che la scena venisse ripresa: il sacerdote si rifiutò, ma non denunciò il fatto.
In serata la curia vescovile di Mileto-Nicotera-Tropea ha reso noto di aver concesso al parroco di Stefanaconi «precauzionalmente» e «per facilitare ogni cosa» un «congruo periodo di riposo lontano dalla Parrocchia, affidata provvisoriamente alla cura della Curia diocesana».
«Ha colto tutti di sorpresa – è scritto nella nota della Curia – la notizia della perquisizione domiciliare e personale nei confronti del Sacerdote Salvatore Santaguida, Parroco di Stefanaconi, coinvolto suo malgrado in faccende criminose che hanno avuto per protagonisti alcuni clan malavitosi locali».
Il vescovo Luigi Renzo, esprime «vicinanza a don Salvatore ed ha fiducia che in breve la magistratura seguendo il suo corso farà piena chiarezza sull'intera vicenda e sui fatti contestati al Sacerdote.
Nel frattempo, per facilitare ogni cosa, ha consentito precauzionalmente al sacerdote un congruo periodo di riposo lontano dalla Parrocchia, affidata provvisoriamente alla cura della Curia diocesana».
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