Il millenarismo (o millennialismo o chiliasmo - in greco chilo significa "mille") è una dottrina cristiana già presente nel giudaismo.
È la credenza nell'avvento di una (ulteriore) nuova alleanza tra Dio e gli uomini, che si realizzerebbe in un reale rinnovamento di questo mondo.[1]
Si può delineare un millenarismo antico ed un millenarismo più recente:
Un'altra questione dibattuta si è avuta anche circa la natura del godimento nello stato millenaristico:
Il termine millennio, su cui ruota tutta la teoria del chiliasmo, ricorre nell'Apocalisse di Giovanni per sei versetti consecutivi (Ap
20, 2-7), e si trova prefigurato in altri due passi biblici: uno dell'Antico Testamento, «Ai tuoi occhi, mille anni / sono come il giorno di ieri che è passato, / come un turno
di veglia nella notte.» (Salmo 89, 4), e uno del Nuovo Testamento, «Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un
giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.» (Seconda lettera di Pietro 3, 8).
Esso annuncia l'inizio di un'era nuova nel segno della pace universale, conseguente a un temporaneo trionfo di Cristo e dei suoi santi e
all'imprigionamento provvisorio di Satana, simbolo della vittoria delle forze del bene su quelle del male.
Nell'insieme delle concezioni cosmogoniche e cosmologiche
tipiche dell'antichità classica, non è presente l'istanza escatologica, dato il polarizzarsi dell'attenzione di queste sull'età dell'oro.
È proprio da questa età primordiale che la storia umana si distacca per idealizzare la possibilità di un "ritorno" remoto a quella stessa originaria età della storia umana.
Il millennio nella cultura giudaica anticipa l'idea di un momento escatologico che si presenta come "fine", come giudizio e come salvezza, in primis del popolo eletto e, conseguentemente, dell'umanità intera.
Il Millennio, non è dunque un'entità cronologica, nella visione giudaica, ma rappresenta una fine temuta o sperata.
La differenza fondamentale del concetto di millennio fra la visione cristiana e quella giudaica, risiede proprio nella collocazione del millennio, rintracciabile nei Vangeli sinottici e nell'Apocalisse giovannea, in una semantica storica e, nel contempo, metastorica.
Nella visione cristiana, il millennio diviene un'entità cronologica (quindi databile in qualche modo).
L'utopia ha in comune con il millenarismo la disaffezione al presente e la forte attesa di un futuro diverso.
D'altra parte, l'utopia s'inscrive come speranza messianica nell'immanenza del divenire storico (si evince chiaramente quanto l'utopia faccia parte della cultura moderna).
Il chiliasmo, invece, anticipa e prelude il momento escatologico, segnando il passaggio tra storia e metastoria, salto, questo, che prevede la salvezza, ma la prevede solo nella trascendenza (elemento che lega il chiliasmo alla cultura giudaico-cristiana).
Per tutto il Medioevo il pensiero utopico, e in generale la filosofia, fu del tutto assorbito dalla dottrina cristiana.
Il pensiero cristiano è volto a riconoscere nella storia dell’umanità le tappe del diffondersi del Regno di Dio, e a cercare nella realtà le tracce di un progetto divino, di un disegno.
Dante in special modo vede la storia di Roma e la nascita dell’impero come il compiersi del progetto di Dio, che ha come scopo il diffondersi del cristianesimo nell’impero universale e la venuta del Regno di Dio.
In particolare nel canto sesto del Paradiso, in cui dante incontra l’imperatore Giustiniano, beato nel cielo di Mercurio, si ripercorre la storia dell’aquila, cioè la storia dell’impero, proprio in questa chiave di lettura.
L'aquila viene definita il “sacrosanto segno”, per ribadire la vocazione divina dell’impero.
Paradiso, canto 6º, 28-36
«Or qui alla queston prima s’appunta
la mia risposta; ma sua condizione
mi stringa a seguitare alcuna giunta,
perché tu veggi con quanta ragione
si move contr’al sacrosanto segno
e chi 'l s'appropria e chi a lui s’oppone.
Vedi quanta virtù l’ha fatto degno
di reverenza; e cominciò dall’ora
che pallante morì per darli regno.»
Dunque Dante ritiene che il potere discenda direttamente da Dio: da qui nasce la sua concezione dell’organizzazione politica, che vede il potere politico nelle mani dell’imperatore, che ha il compito di unificare tutto il mondo sotto un’unica insegna, e il potere spirituale nelle mani del papa, che è responsabile della cura delle anime.
Purgatorio, canto 16º, 106-108
«Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,
due soli aver, che l’una e l’altra strada
facean vedere, e del mondo e di Deo.»
Di fronte al momentaneo fallimento del suo disegno politico, poiché “è giunta la spada col pastorale”, Dante nutre la speranza che sia in procinto di venire un imperatore (probabilmente Arrigo IV) che possa ristabilire l’ordine perduto.
Non si accorge che i tempi sono ormai cambiati: l’impero ha fatto la sua storia e sta nascendo ormai l’era delle Nazioni, in cui prende sempre più importanza e ricchezza una nuova classe sociale, la borghesia.
Infine il millenarismo, che si è sempre conservato nella tradizione Cristiana Ortodossa, oggi si manifesta anche in movimenti religiosi come il Rastafarianesimo, i Testimoni di Geova, la Chiesa cristiana millenarista, la Chiesa del Regno di Dio, i Davidiani, la Chiesa Cattolica-Apostolica e la Chiesa Neo-Apostolica.