La filosofia della religione è quella branca della filosofia che riflette sul significato della religione per l'essere umano.
Essa studia il rapporto dell'uomo con la sfera del religioso cercando di inquadrare il fenomeno religioso attraverso gli strumenti logici della comprensione e dell'interpretazione filosofica.
Si differenzia dalla fenomenologia della religione, dalla psicologia della religione e dalla sociologia della religione, per quanto attiene al metodo; ma differisce pure dalla teologia, sebbene ci siano delle tangenze nel campo della teologia naturale e della teologia fondamentale, per quanto riguarda i propositi (apologetici) di quest'ultima.
La filosofia della religione può essere praticata in termini universali, in quanto è interessata al problema religioso e cerca di analizzarlo intellettualmente e in modo sistematico.
Ma può anche focalizzare ambiti individuali e specifici, come ad esempio quelli della filosofia della religione ebraica, cristiana o islamica.
La disciplina studia i fondamenti epistemici, morali ed etici di
ogni credo religioso e ne configura il limite nell'approccio fideistico,
ossia nel credere senza ragionare.
Il grande dilemma dello studio filosofico delle religioni sta proprio nella dicotomia fede/ragione e nel cercare di determinare e chiarire (se esiste) il confine tra l'una e l'altra.
Raccogliendo un invito formulato da più parti, secondo il quale è preferibile evitare di circoscriverne l'ambito di indagine attraverso una definizione preliminare (problematica come tutte le definizioni), si può forse optare per una brevissima delucidazione della nozione di "filosofia della religione" che ne chiarisca almeno alcuni aspetti salienti.
Molti studiosi hanno cercato di determinare in via negativa lo spettro semantico di questo concetto, ponendo in evidenza per es. le differenze che intercorrono tra la filosofia della religione propriamente detta e le discipline affini, quali sono da un lato le "scienze delle religioni" (storia, antropologia, etnologia, psicologia, sociologia delle religioni e via discorrendo) e dall'altro la teologia in tutte le sue espressioni.
Come nota opportunamente Adriano Fabris nella sua Introduzione alla filosofia della religione (Laterza, Roma-Bari 1996), la Filosofia della religione differisce da esse nella misura in cui, a differenza delle scienze delle religioni, essa « non considera il proprio tema necessariamente come un "oggetto" di indagine.
Essa non si rivolge cioè alla sfera religiosa applicando un metodo ben definito che le potrebbe consentire di ricondurre quest'ambito entro schemi stabiliti preventivamente [...] »; anzi « sa che è pregiudiziale e riduttivo considerare i fenomeni del culto e della fede come semplici oggetti, sa che in tal modo va perduto lo spessore vitale di questa dimensione, ed è quindi disposta anzitutto a farsi suggerire dai documenti e dalle testimonianze religiose gli spunti più adeguati per la propria interrogazione su di essi »; inoltre, nell'ambito degli studi filosofico-religiosi « non ci si accontenta di ciò che appare storicamente, nella sua contingenza o nella sua ricorrente storicità.
Ci si domanda invece che cos'è ciò che a una tale esperienza si manifesta, quali sono i suoi caratteri distintivi, che cosa lo costituisce ».
E dalla teologia invece differisce in quanto non si fa carico di compiti di natura apologetica, limitandosi a raccogliere « quella domanda sul senso che anima l'atteggiamento religioso articolandone le ragioni al di là della sfera a cui si limitano le sue giustificazioni »; vale a dire, essa « non fornisce buone ragioni né per credere né per non credere.
Essa piuttosto parla di Dio solo in maniera indiretta, passando cioè per il tramite di un'analisi dell'ambito religioso », vale a dire una analisi rigorosa della dimensione religiosa nel complesso.
Conviene prendere almeno brevemente in considerazione le obiezioni sollevate nei confronti della denominazione al singolare che caratterizza l'espressione "filosofia della religione".
Infatti per questa via pare possibile chiarire ulteriormente l'autentica vocazione degli studi filosofico-religiosi.
È stato giustamente asserito che l'alternativa tra la dizione "filosofia della religione" e quella di "filosofia delle religioni" (eletta erroneamente da alcuni a garanzia del pluralismo religioso) costituisce un falso problema in quanto « con la denominazione di filosofia della religione si intende infatti, in via generale, l'autonomo accostarsi del pensiero filosofico al fatto religioso concepito nella sua integralità e lo sforzo, operato dalla riflessione, di coglierne e penetrarne l'essenza e i caratteri; e lo stesso parlare di "fatto religioso" nella sua generalità sottintende una radicale apertura, non solo interconfessionale ma genuinamente interreligiosa, a ogni manifestazione del sacro e a ogni contenuto di fede e di esperienza del divino.
Non si tratta pertanto, nemmeno nella denominazione usuale, di una particolare religione ma della religione come fenomeno universalmente umano, del suo darsi ed emergere quale comun denominatore delle sue più diverse e lontane apparizioni: e in questo senso il plurale che si vorrebbe preservare è già tutto inscritto nel singolare "collettivo" adoperato tradizionalmente.
Tanto varrebbe altrimenti, come fu ironicamente a suo tempo suggerito, porre la medesima questione (smascherandone così la mancanza di senso) a proposito - tanto per fare alcuni esempi illuminanti - di filosofia "dei diritti", di filosofia "delle politiche", di filosofia "dei linguaggi", o "delle storie" [...] » (cfr. Marco Ravera, Introduzione alla filosofia della religione, Utet, Torino 1995).
Il decisivo interesse riservato al linguaggio all'interno della filosofia del Novecento ha favorito la nascita e lo sviluppo di una vera e propria Filosofia analitica della religione, vale a dire di una serie di « tendenze filosofiche che nel pensiero contemporaneo hanno applicato tecniche e strumenti analitici al discorso religioso in ciascuna delle varie fasi dello sviluppo dell'analisi filosofica e del suo complesso rapporto con la ricerca epistemologica.
Nella applicazione al problema religioso la svolta linguistica si manifesta per lo più nella caratterizzazione della filosofia della religione come una ricerca sui tipi di enunciati che esprimono la credenza religiosa e sulla logica del discorso in cui la credenza trova espressione » (cfr. Mario Micheletti, Introduzione alla filosofia analitica della religione. Un'introduzione storica, Brescia 2002).